Max Ernst

A Milano,  a Palazzo Reale, c’è la mostra dedicata a Max Ernst.

Max Ernst: L'angelo del Focolare 1937

Questa è l’immagine che si trova anche in rete cercando “Max Ernst”, non è il mio quadro preferito, ma di sicuro è così strana da catturare l’attenzione… Ma vedremo che questo pittore è molto più ricco e variegato di questo assurdo quadro.

Max Ernst è un pittore surrealista del ‘900, sebbene anche questa classificazione non sia del tutto corretta: è impossibile incasellarlo in uno specifico movimento. Ha attraversato tutte e due le guerre mondiali, e praticamente ha sempre dipinto o disegnato sperimentando continuamente materiali e tecniche innovative. Conosce il Dadaismo, da cui prende la filosofia critica verso l’arte contemporanea che vede come una sorta di celebrazione dell’ovvio.
Artisti interessati a realizzare semplicemente quel che il gusto e le aspettative del pubblico chiedevano: FIAT MODE, come Fiat Lux, sia la luce, sia la Moda. L’artista non è più colui che si fa portavoce di un messaggio dal mondo ultraterreno, bensì un manichino che crea un abito per un altro manichino. Il Gusto del pubblico è sempre più lento della vista dell’artista. Ma se l’artista continua a riproporre gli stessi modelli rassicuranti che il pubblico si aspetta, non si crea mai niente di nuovo, non si ridiscute mai, non ci si evolve mai. Questa è la critica che Ernst propone.

Per me visitare la sua mostra vuol dire mettersi gli occhiali con cui egli guardava, vuol dire provare con lui le tecniche, gioire dei risultati, sentirsi parte del processo, quando l’idea è condivisa, stupirsi del coraggio del tentativo… in generale è estremamente stimolante per chiunque ami disegnare, dipingere o creare arte.

Max Ernst nasce in un piccolo paesino vicino a Colonia in Germania nel 1891 da un insegnante per ciechi che gli insegna a dipingere, e secondo me già questa informazione la dice lunga sull’influenza che potrebbe avere un padre che deve insegnare ai bambini per immagini… certamente ha nutrito la predisposizione di Max alla curiosità per le immagini.
Nel 1909 si iscrive a Filosofia a Bonn e frequenta anche corsi di psicologia. Sicuramente questo background culturale ha influenzato la sua produzione, il suo avventurarsi con tecniche non convenzionali per esplorare la psiche umana, il suo rifiuto di abbassarsi alla moda, al gusto estetico richiesto dal grande pubblico. Ma io penso che la classificazione più vicina a lui sia il surrealismo.

Max Ernst: collages

Le prime opere sono dei collages da libri di scuola, di matematica, geometria, antropologia, zoologia, botanica, mineralogia… che poi reinterpreta come già vi ho mostrato nella tecnica del collage in un mio articolo precedente…

Come vi ho già detto il collage è una tecnica che aiuta molto a tirar fuori dalla mente inconscia concetti e idee che razionalmente sono inarrivabili semplicemente per associazione, e un po’ alla volta le associazioni casuali fanno emergere un tema inconscio che portiamo dentro, che diventa così manifesto nel momento in cui noi lo facciamo diventare arte. 

I ritagli di carta non provengono soltanto da riviste o libri, alcune sono realizzate mediante la tecnica del Frottage, ovvero si sovrappone un foglio di carta ad una superficie naturale scabra, come un asse di legno, o una piastrella di pietra non lisciata, o stampi, monete… e passando sopra un pastello morbido viene delineata sulla carta una sorta di fotocopia della superficie utilizzata. 

L’obiettivo consiste nel riprodurre pattern naturali/casuali in modo da attingere alla coscienza più profonda e istintiva per decifrare questi segni, similmente al gioco che fanno i bambini nel creare animali bizzarri e fantastici dalla forma delle nubi, o quando sempre da bambini ci si fa suggestionare dalle ombre degli oggetti immersi nel buio della camera e si immagina un mondo totalmente diverso da quello che si vede alla luce del giorno… 

Interessante la visione che dà il suo amico, il poeta francese Paul Eluard:

Cantico: 

Il bambino guarda la notte dall’alto, 

(Non credete agli aerei, 

agli uccelli, lui è più alto)

se il bambino muore, 

la notte prenderà il suo posto.

Il Bambino è il Fanciullino del Pascoli, il bambino interiore, l’anima innocente, la nostra parte che sa stupirsi, meravigliarsi… in questa meraviglia sta il suo essere più in alto degli aerei e degli uccelli. Ed è un tema più volte trattato anche da poeti e cantanti anche dei nostri tempi : “… gli occhi del bambino , quelli non li danno proprio indietro mai… (Ligabue)

E anche questo concetto: se il bambino muore, se l’innocenza, la meraviglia, la fantasia muore… la Notte prenderà il suo posto, non è forse il Nulla di cui parlava Michel Ende nella Storia infinita? Il Nulla che tutto divora, e che rappresenta la perdita di sogni, di valori, di ideali… 
E’ più facile dominare gli uomini, se non credono più a nulla, ed è questo il modo più sicuro di conquistare il Potere…” diceva Gmork, il nemico di Atreju nel bellissimo dialogo in cui spiega perché esiste il Nulla.

Ma torniamo a Max Ernst.

Questi due quadri che seguono hanno lo stesso blu, ma sinceramente, pensando a  tutti i quadri che ci saranno dopo, questi non mi entusiasmano… In teoria “il Bacio” a sinistra sarebbe un omaggio al dipinto di Leonardo da Vinci: La Madonna con Sant’Anna e il bambino con l’agnellino. Lo abbiamo giusto visto quest’estate in una copia perfetta al castello visconteo di Vigevano.

Come nel dipinto di Leonardo la composizione è a piramide e ci sono tre figure che si intrecciano… Un po’ forzata questa associazione, ma così me l’anno spiegata. Secondo me stava sperimentando, e non sempre le sperimentazioni poi conducono ad un capolavoro… ma questa è la mia modesta opinione.

Max Ernst: gli uccelli

Gli Uccelli e la Natura rivestono un ruolo molto importante nella produzione di Ernst, perché egli crede fermamente che la Natura sia incomprensibile  e inarrivabile all’uomo, e prima o poi si riprenderà tutto lo spazio che le è stato portato via.

Gli Uccelli per loro natura liberi sono un spesso presentati nelle sue opere come imprigionati, sopraffatti da gabbie, reticoli, che li privano di questa libertà, io penso abbia a che fare con la libertà di volo del “bambino” che vola più in alto persino degli aerei. Crescere omologarsi alle richieste del sistema ingabbia questo “Uccellino nato libero”.

Questa gabbia rinchiude l’anima che ha fame di libertà, di esperienze, di spostarsi …

L’utilizzo della tecnica del Frottage (l’ho spiegato sopra) e Grattage, che consiste nel grattare superfici con più strati di pittura, è una tecnica per ottenere superfici con motivi aleatori, al punto da imitare la natura, e così come ogni persona osservando le forme astratte prodotte da cortecce, nuvole, foglie secche… ravvisa in queste forme astratte a volte volti mostruosi, a volte animali, anche fantastici, a volte fiori… allo stesso modo egli cerca di produrre opere d’arte che ciascuno possa leggere soggettivamente.

La motivazione per questa ricerca forse la possiamo trovare in un scritto di Leonardo Da Vinci, di cui Ernst è un ammiratore: 

“A parer mio non è cosa da disprezzare, se tu ti ricordi quali forme, certe volte, ti sei fermato ad osservare nelle macchie sui muri, nella cenere del focolare, nelle nubi o nei ruscelli: e se tu le consideri attentamente, vi scoprirai invenzioni assai ammirevoli, dalle quali il genio del pittore può trarre partito, per comporre battaglie di animali e uomini, paesaggi o mostri, demoni e tre fantastiche cose che ti faranno onore. In queste cose confuse, il genio si risveglia a nuove invenzioni, ma occorre saper ben comporre  ogni membro che si ignora, così come le parti degli animali e gli aspetti del paesaggio, rocce e vegetazione.”     

tratto dal Trattato della Pittura

Particolare questo dipinto, non molto grande, che oltre a questo blu veramente sublime,  a me ha fatto pensare al profilo di una casa con il tetto spiovente e una luce accesa alla finestra, con sopra una sorta di raggio extraterrestre che la illumina, tipo Incontri ravvicinati del terzo tipo, ad un altro invece fa pensare ad un palazzo o una torre vista in prospettiva da sotto in su… Come se l’opera d’arte possa essere un’esplorazione dell’inconscio non solo per chi la crea ma anche per chi ne fruisce.

Max Ernst: Barbari in marcia verso ovest
Barbari in marcia verso ovest, 1935.
Max Ernst: giovani che calpestano la madre
Giovani che calpestano la propria madre, 1927.
Max Ernst

Il tema della Foresta cupa e impenetrabile, dove l’uccellino perde quasi il suo corpo e diviene trasparente e permane la sua gabbia… 


Io noto una grande somiglianza tra questa foresta, dai profili mostruosi di zanne e mascelle,  che stritola, annienta, e la marcia dei barbari, figure scure in controluce su un cielo azzurro chiarissimo e le figure dei giovani che calpestano la madre… Come se la Foresta fosse metafora dell’Oscurità dell’animo umano, di cui parlava sopra il poeta parlando del bambino: … se il bambino muore, la notte prenderà il suo posto.

Qui inizia la sperimentazione delle superfici dipinte utilizzando come stampo materiali di vario genere, forse un foglio di carta stropicciato, o un panno… non saprei dire con cosa ha ottenuto questo effetto di foresta, e chissà da una macchia particolare ha estrapolato la figura incappucciata con il fazzoletto in testa che si vede nella porzione in basso a destra. Anche il cono del vulcano, figura a destra, è ottenuto dalla pressione su carta di un materiale poroso irregolare intriso di pittura che produce queste macchie così suggestive.

Questi disegni sono ottenuti dalla tecnica del Frottage: una volta ottenuto il tracciato irregolare di una corteccia, di una foglia, o di un materiale irregolare, dalla reinterpretazione di questi segni nascono creature assai strane, o parti di corpi così inquietanti…

Max Ernst: un tessuto di menzogne
Un tessuto di menzogne, 1959

Questo dipinto era immenso, occupava una intera parete, sebbene la composizione di colori sia gradevole, non mi colpisce particolarmente, lo trovo veramente ermetico.

Altre sperimentazioni con materiali diversi per creare superfici colorate in modo casuale da cui dedurre, immaginare una storia, un paesaggio, un concetto… Questo a destra secondo me è stato ottenuto da una base azzurra, come un cielo, su cui ha sovrapposto o carta stropicciata, o persino plastica stropicciata intrisa di colore verde scuro. A partire da questo stampo, in alcuni quadri, ha poi ripreso la pittura se la macchia gli suggeriva qualcosa di specifico.

Questo “paesaggio” ottenuto dalla sovrapposizione di un qualche materiale che ha fatto da stampo con diversi colori successivi è veramente straordinario se si pensa che non è ottenuto disegnandolo deliberatamente, piuttosto è stato dedotto e amplificato a posteriori.

Max Ernst: sperimentazioni paesaggi casuali
La città intera, 1936-1937
Max Ernst: le creature dell'inconscio

Questo dipinto mi fa pensare all’Acropoli di Atene: le forme che è riuscito a evocare con il materiale che ha usato per imprimere il colore sulla parte centrale sembrano i resti di una antica città arroccata su uno sperone roccioso, ma se poi ci si sofferma a guardare le piante in primo piano, alcune di queste foglie si animano di vita propria e sembrano piccole creature fantastiche.

Max Ernst: i paesaggi dell'inconscio
Agli antipodi del paesaggio, 1936
Max Ernst: trentatré piccole bambine a caccia della farfalla bianca
Trentatré piccole bambine a caccia della farfalla bianca, 1958.

A me questo dipinto così luminoso e grande, fa pensare ad un’esplosione di luce, come se volessi rappresentare Dio. E mi ricorda infatti i rosoni o in generale le vetrate, illuminati dalla luce del sole dentro le chiese gotiche…

Max Ernst: la natura all'alba.
La Natura all’Alba, 1936.

All’alba prima che arrivino gli uomini grandi a calpestare tutto,  circolano sull’erba queste strane creature che fanno pensare agli animali fantastici del Mondo di Harry Potter.

Max Ernst: la festa a Seillans
La festa a Seillans, 1964.

Questo dipinto era molto amato dall’artista, l’aveva realizzato Seillans  in Provenza, ispirandosi alle feste di paese, alle macchie di colore di un popolo felice e danzante. Fa pensare alle creature monocellulari osservabili mediante il microscopio.

Ma veniamo finalmente al quadro che ho messo a copertina di questo articolo:

Max Ernst: l'Angelo del Focolare
Max Ernst: l’Angelo del Focolare, 1937

Il titolo è provocatorio, e denuncia invece la mostruosità e l’orrore che stava percorrendo l’Europa in quegli anni: in Germania viene aperto il campo di concentramento di Buchenwald,  in Spagna c’è la guerra civile e la città di Guernica viene bombardata, vengono uccisi i fratelli Rosselli, antifascisti italiani in esilio in Francia… si stanno preparando i Venti di guerra che distruggeranno l’Europa.

Questo quadro non mi piace, lo trovo mostruoso, eppure è certamente pertinente a quel che stava accadendo in quegli anni, perciò mi piace e non mi piace… Di sicuro si resta a contemplarlo per un po’ affascinati dal male che trasuda. Ecco è un quadro di quelli che hanno molti strati da raccontare e a seconda del nostro livello di esperienza della vita trasmette più cose. Non è un quadro che mi metterei in casa.

Max Ernst

Così strani e enigmatici, alcuni sembrano quasi fossili o impronte di un passato coì lontano da perdersi nella memoria, e a seconda di chi guarda ci potrà trovare significati e interpretazioni diverse.

Un tipo di arte votata a scandagliare l’animo umano sia di chi dipinge, sia di chi guarda. Di sicuro visitare questa mostra è come fare un viaggio dentro se stessi.

Max Ernst: il mondo dei Naives
Il Mondo dei Naives, 1965

Questo dipinto mi ha colpito moltissimo, mi fa pensare alla copertina di un libro di Fantascienza! Quest’estate ho letto “Il Problema dei Tre Corpi“, e poi il seguito, “La Materia del Cosmo” e infine “Nella Quarta Dimensione”… Ecco questo sarebbe perfetto per la quarta dimensione, e anche tutte le altre… Le sfere sembrano pianeti e la scrittura come un geroglifico potrebbe essere appunto la scrittura in Trisolariano di cui parla l’autore.

Il mondo dei Naives

Questa scrittura così raffinata e varia, si direbbe veramente un geroglifico mai scoperto: Ernst nelle sue sperimentazioni si era dedicato anche alla scrittura automatica e altre forme di indagine dell’inconscio e dell’inspiegabile come punto di partenza per le sue creazioni. E intorno al 1961 compaiono nei tuoi lavori queste crittografie, scritture segrete sulle quali  “non vi sono segreti per colui che possiede occhi per vedere e segni per interpretare.”

E allora, tutto il mondo dei fenomeni che vediamo ed esperiamo è materia da cui trarre oracoli, da cui trarre messaggi, da cui apprendere un insegnamento superiore, che come un linguaggio da decifrare si lascia tradurre da chi ha la pazienza di trovare le ricorrenze, di interpretarle e di comprenderle.

Max Ernst: nascita di una Galassia
Nascita di una galassia, 1969.

Questa forma di scrittura, che davvero sembra provenire da un’altra galassia sarà presente in altri lavori, e io sospetto che se si riuscisse a decifrare potrebbe esserci un messaggio segreto dell’autore.

Questo a sinistra sembra giapponese, anche per l’estetica di scrittura in verticale, mentre questo a destra mi fa pensare all’arabo…

Cosa mi resta di questo artista? La fame di provare, in tutti i campi, provare esperienze, tecniche… un’arte che si nutre del piacere di creare, e di vedere e rielaborare, di dare espressione alle emozioni e indizi del tempo e del proprio mondo interiore, un’arte che sembra dare voce a tratti ad un universo parallelo, ad un mondo soprannaturale… Un artista nel senso primitivo: lo sciamano della comunità, capace di farsi portavoce degli dei, e capace di far succedere le cose…

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *