Vacanze in Toscana: Pitigliano

Viaggiando verso Sud della Toscana, quasi al confine con il Lazio, tra Saturnia e il Lago di Bolsena troviamo Pitigliano, un antico Borgo Medievale costruito in pietra di Tufo, arroccato su uno sperone roccioso quasi inaccessibile, soprattutto se lo si guarda con gli occhi di un uomo dei primi secoli dell’anno 1000. Adesso la strada, che si snoda su diversi tornanti in salita, conduce fino alla quota della porta della città.

La leggenda narra che la città sia stata fondata da due giovani romani: Petilio e Celiano, in fuga da Roma poiché avevano rubato la corona d’oro di Giove dal tempio a lui dedicato… Essi si rifugiarono in questa campagna e dalla comunità che con loro si era raccolta qui ebbe origine la città e che deve quindi il nome alla fusione dei due nomi. Vi sono diverse attrazioni turistiche da visitare: arrivando dal parcheggio sul belvedere si vede l’acquedotto mediceo che culmina infine nella piazza vicina al Palazzo Orsini.

Il Palazzo Orsini

Il Castello nasce come Fortezza edificata dagli Aldobrandeschi nel XII secolo e successivamente passa di proprietà alla Famiglia Orsini, successivamente ai Medici e poi ai Lorena. Ovviamente ogni passaggio di proprietà corrisponde a ulteriori lavori di ampliamento. Viene ceduto infine al Vescovo di Sovana nel 1793 perchè diventi la sua residenza e sede della Curia vescovile.

Gli spazi all’interno del castello sono decorati con affreschi raffinati e colori pastello, ogni stanza ha un suo carattere descritto dal colore delle sue pareti.

Trovo molto belle le sculture in legno dipinte, sia la Madonna un po’ barocca, sia quella più antica nella sua posa statica e un po’ rigida, proprio perchè mi fa capire che è arrivata a noi da un tempo molto lontano.

E questa regina che sembra uscita dalle illustrazioni di un libro di fiabe quanta grazia ed eleganza nel portamento.

Certo gioielli e preziosi vi sono anche questi nel castello, ma la vera ricchezza era poter avere i libri e vantare una vasta biblioteca. Questo è ciò che ricorre sempre nei palazzi e nelle case delle persone ricche e influenti di tutti i tempi. Il sapere e la conoscenza sono la vera ricchezza.

Terminata la visita al Palazzo Orsini ci avviamo per le vie del borgo…

Si incontrano negozi di artigianato, soprattutto ceramiche, e portici allestiti con tavoli, mentre strette discese a scalini irregolari conducono la vista a strapiombo nella verde maremma.

La Chiesa intitolata ai santi Pietro e Paolo risale all’epoca del 1276, come risulta evidente dalla foggia del campanile che in origine era stato edificato come torre militare, che non è stato toccato dai restauri e rimaneggiamenti successivi che hanno invece interessato la chiesa, soprattutto successivamente al passaggio di proprietà del Borgo sotto il Vescovo. A me personalmente piacciono di più le chiese medievali o rinascimentali. Unica eccezione sono le chiese barocche della Liguria che sono veramente una categoria a parte nel mondo delle chiese barocche.

Piccola Gerusalemme

Pitigliano comunque è chiamata anche Piccola Gerusalemme poiché a seguito delle Bolle Papali del ‘500, gli ebrei che vivevano nello stato pontificio furono costretti a lasciar tutto. Molti trovarono rifugio in questa città, dove per loro fu facile ricostruire una comunità con solidi rapporti commerciali con gli abitanti cristiani nel rispetto reciproco. Persino nel periodo dell’occupazione tedesca molti abitanti di Pitigliano si distinsero nell’aiutare a fuggire e nascondere molti compaesani non solo in città ma anche nelle campagne intorno.

La comunità ebraica è tutt’ora presente, e il ghetto e la sinagoga sono visitabili assieme a tutto ciò che resta delle antiche stanze dedicate alla Macelleria Kasher, la Cantina, il Bagno Rituale e il Forno delle Azzime.

La Sinagoga è il luogo in cui si riuniscono gli Ebrei per la preghiera. Lo spazio è organizzato in modo che al centro della sala ci sia il pulpito dove si legge la Torah, i rotoli delle Sacre Scritture. Di fronte al pulpito e addossato alla parete rivolta verso Gerusalemme sta l’Arca-Armadio, dove è riposta appunto la Torah quando non c’è la funzione religiosa. Sopra il pulpito vi è sempre la luce accesa.

Sebbene la religione Cristiana derivi da quella Ebraica vi sono ovviamente differenze: nelle Sinagoghe non troverete mai la rappresentazione di Dio, né alcun profeta. Nelle chiese cristiane invece troviamo sempre la rappresentazione di Dio e Gesù e dei santi… La religione Ebraica non riconosce che Gesù sia il Figlio di Dio e che il suo Sacrificio sia servito per salvarci.
Io penso che il fatto di accettare che Dio si faccia uomo e cammini in mezzo a noi, soffrendo le nostre pene, abbia reso il divino come qualcosa di più concreto e tangibile, e dunque abbia così condotto alla sua raffigurazione, come una sorta di appiglio per la Fede. Sembra più facile pregare se si riesce a dare un volto a chi ci si rivolge.

Inoltre poter dipingere sulle pareti delle chiese scene e aneddoti della storia di Gesù o prima ancora del vecchio testamento assolveva una funzione didattica per il popolo.

Nella sinagoga si ha una percezione diversa: Dio è nelle luci e nei colori e nell’atmosfera che si respira. Anche le scritte in ebraico, che noi cristiani non sappiamo leggere, sembrano nascondere un messaggio che potrebbe riguardarci, e perciò comunque lo stesso ci si sente bene, ci si sente a casa.

La Preghiera recita il Salmo 121 (c’era la traduzione di fianco per noi ignoranti)

Io levo i miei occhi verso i monti:
Di dove mi verrà il soccorso?
Mi verrà il soccorso dal Signore
che creò i cieli e la terra.
Non farà vacillare il tuo piede,
non si assonnerà chi ti protegge,
nè si assonnerà nè dormirà
Colui che è custode d’Israele.
E a te custode e ríparo il Signore,
il Signore sta alla tua destra;
nè il sole ti nocerà di giorno,
nè la luna ti nocerà la notte.
Ti guarderà il Signore D’ogni male,
custodirà il Signore la tua vita.
Proteggerà il tuo andate e venite
da ora e nei tempi dei tempi.

E’ sempre lo stesso Signore di cui parliamo noi altri…

Associazione di idee

Quest’estate ho letto il libro “Il Dottor Zivago” scritto da Boris Pasternak, e sono incappata a pag 163 dell’edizione Feltrinelli del 1960 in una riflessione che mi ha colpito molto, poiché ben esprime la perplessità che sempre ho avuto su questa dissonanza tra la Religione ebraica e quella Cristiana.

Scrive così Pasternak riferendosi alla condizione della popolazione ebrea, che anche in Russia era oggetto di scherno e persecuzioni:

“… Come è potuto succedere? La gioiosa liberazione dal dannato obbligo della mediazione, il librarsi al di sopra della grettezza della vita quotidiana, tutto questo è nato sulla loro terra, è stato espresso nella loro lingua ed apparteneva alla loro razza.
Ed essi hanno visto e sentito questo, e se lo sono lasciato sfuggire? Come hanno potuto permettere che fuggisse via da loro un’anima di così eccezionale forza e bellezza, come potevano pensare che, contemporaneamente al suo trionfo e al suo insediamento, essi sarebbero rimasti come vuoto involucro del prodigio che avevano respinto una volta per sempre?
A chi giova questo martirio volontario, a che cosa è servito che per secoli siano stati derisi e perseguitati tanti innocenti vecchi, donne e bambini, così sensibili e capaci di bene e di comunanza di affetti?
Perché sono così pigramente ottusi coloro che, in tutte le nazioni, scrivendo si atteggiano a difensori del popolo?
Perché gli intellettuali di questo popolo non sono andati oltre la facile espressione del dolore del mondo e la saggezza ironica?
Perché … non hanno disciolto questo esercito che non si sa per che combatta e per che sia perseguitato?
Perché non hanno detto ‘Ravvedetevi. Basta. Non serve più. Non chiamatevi più come prima….
Siate con tutti. Voi siete i primi e i migliori cristiani del mondo.’

E Pasternak era nato in una famiglia ebraica laica assimilata. La sua riflessione perciò non è affatto oziosa o illegittima. E della sua vita si sa che alla fine si convertì al Cristianesimo. Perciò era ben istruito sull’argomento.

Fanno molto pensare le sue parole, su quanto vi sia di artificioso nelle divisioni a priori sulle questioni religiose. Soprattutto per le religioni che hanno una matrice comune.
A me personalmente piace pensare che tutte le religioni siano semplicemente la diversa forma con cui vogliamo descrivere lo stesso anelito ad una forza superiore che ci abbia creato e ci guidi affinché tutto ciò che attraversiamo nella vita, che non è affatto lineare e pacifica, abbia un senso. E io provo la stessa pace e lo stesso benessere in qualunque Tempio, che sia cattolico, protestante, ortodosso, ebreo.. e persino buddista o induista (sono stata anche in Asia in un’altra vita, quando ero più giovane), e persino davanti alle statue degli dei pagani.

Essi tutti erano comunque il volto, la forma con cui volevamo dare un senso e una speranza alla nostra esistenza.

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