Il Lago dei Cigni

Quando ero ragazza scoprii il balletto classico. Non ero una ballerina, la mia unica esperienza come espressione artistica del corpo era la ginnastica artistica, tuttavia in vendita in edicola vi erano delle videocassette con i principali balletti classici. E vidi così il Lago dei Cigni, lo Schiaccianoci, Giselle, Romeo e Giulietta e l’Uccello di Fuoco.

Feci anche un disegno che poi colorai con china, e matite… Questo: 

Il Lago dei Cigni: Odette, il cigno Bianco

L’ho ripreso in mano e l’ho importato in Procreate per migliorarlo: c’erano delle macchioline e delle sbavature da ripulire… Mi piaceva restaurarlo con la maturità di oggi, con i mezzi che ho. Questo disegno mi è sempre piaciuto, sebbene fossi molto giovane avevo saputo cogliere nel gesto della ballerina tutto il pathos della musica. Perciò eccovelo aggiornato. Allora, nel 1992, lo avevo disegnato con matite, china e pennarelli. Quindi la firma che ho aggiunto contiene la data di allora e quella di oggi.

Per chi non conosce il Balletto, questo disegno è ispirato al personaggio di Odette, del Lago dei Cigni di Tchaikovsky.

La trama su cui si regge il balletto è romantica e narra la storia della principessa Odette trasformata in cigno dal perfido Mago Rothbart. L’incantesimo lega la donna e tutte le sue dame alle sembianze di cigno durante il giorno. Solo di notte possono rientrare nelle sembianze di donne, per avere il tormento della consapevolezza di non poter essere vive, felici, complete. La storia parla dunque della realizzazione negata: non poter essere ciò che si è alla luce del giorno.

Il Principe Sigfrid si imbatte nel corteo della principessa e le sue dame, che al calare delle tenebre da cigni ridiventano creature umane e da qui parte la storia d’amore.

Il balletto è molto bello perché la donna, la ballerina vestita di bianco, assume davvero nei gesti, nei moti un misto di grazia del cigno sull’acqua e di donna che soffre incatenata e piange. La musica e i suoi movimenti toccano corde profonde e antiche, sepolte sotto strati di maschere che indossiamo per non essere così vulnerabili.

Di fronte alla bellezza, all’innocenza, e alla disperazione di Odette il principe si innamora di lei, giurandole eterno amore. 

Perciò ecco la speranza: l’amore del principe può spezzare questa terribile condanna.

I due giovani innamorati perciò si lasciano con la promessa di rivedersi e trovare il modo di riavere una vita integra e felice.

Purtroppo il perfido mago, scoperta la storia d’amore, inganna il principe portando a corte la figlia Odile, che assume le sembianze di Odette. Nel balletto è interpretata dalla stessa ballerina che ha appena dato vita a Odette, indossa però un abito nero, perciò lo spettatore sa, capisce il tragico inganno. 

Odile è il contrario di Odette: è audace, sensuale, e irretisce il principe.

Il principe infatti, completamente infatuato delle sembianze dell’amata, dimentica la situazione in cui si trovava lei, e si accontenta di questa maschera, questo burattino che “sembra” lei, e si fidanza con Odile. Il perfido mago al colmo della sua malvagità rivela infine la vera identità di Odile, dileggiando il principe per la sua superficialità. Anche di questo momento feci un disegno successivamente nel 1993. Ho ripreso con Procreate anche questo secondo disegno che avevo lasciato incompleto.

Il Lago dei Cigni: Odile, il Cigno Nero

Odette appresa la notizia muore di dolore. E la ballerina bianca che vi ho mostrato all’inizio rappresenta proprio questo momento: la morte del Cigno.

Esistono due finali di questa storia.
Uno tragico i due innamorati muoiono entrambi, poiché anche Sigfrid quando scopre l’inganno, corre alla ricerca della sua amata e trovandola morta si uccide. 
E uno invece felice: Sigfrid arriva in tempo al lago e trovando Odette in fin di vita, disperato decide di seguirla. Sarà proprio questo suo gesto la prova della sua sincerità, e l’incantesimo verrà distrutto, salvando i due innamorati. Il secondo finale, quello positivo, venne incoraggiato soprattutto durante la dittatura comunista, poiché la propaganda riteneva che la vittoria del bene sul male fosse istruttiva e motivante.

Come molte altre volte nella storia dei racconti Eros e Tanathos assieme: Amore e Morte. L’Amore che porta alla Morte, o l’Amore che voce la Morte.

Il tema della donna cigno è diventato un’icona della femminilità romantica. Una donna idealizzata, angelicata e soprannaturale, capace di portare l’uomo alla maturazione, al superamento delle proprie meschine pulsioni per comprendere il senso dell’Amore più alto e spirituale. Sigfrid infatti non è solo il principe della storia, rappresenta una fase della crescita dell’uomo, in senso di umanità. Ingenuo, insoddisfatto, alla ricerca di qualcosa di più profondo delle ovvie bellezze e comodità della sua vita agiata, facile ad immedesimarsi, innamorarsi di una causa persa, Odette la donna irraggiungibile… eppure ancora così immaturo da lasciarsi irretire da una parvenza di amore, sotto le spoglie di sensualità, lussuria e audacia, Odile.

E la stessa figura della donna cigno è una metafora di tutti noi, i due volti il bene e il male, che abitano in ciascuno: infatti la chiave di lettura è da individuare nella scelta di far interpretare tanto Odile, quanto Odette dalla stessa ballerina. Noi tutti siamo sempre degli attori e ballerini, che interpretano ora una ora l’altra.

Al giorno d’oggi apprezzare il Balletto classico è proprio una cosa difficile: molti non lo capiscono, forse non sanno lasciarsi condurre dalla musica e dai gesti nelle regioni della mente dove abitano i sentimenti un po’ innocenti e gli ideali. E pensano che sia meglio omologarsi ad un mondo rumoroso e denigrante di tutto ciò che è un po’ alto e spirituale. Troppo rumore nelle teste per sentire questi accordi, queste note che parlano al cuore. E quel che è peggio la ridicolizzazione di tutto ciò che alto e prezioso. 

L’Amore è stato ridotto ad uno dei tanti generi di consumo, e solo la sessualità viene narrata ai giovani, che rifuggono e dileggiano i sentimenti più alti dell’amore accontentandosi del suo surrogato, che non è di per se stesso un male, al contrario, ma privato del significato alto si riduce alla soddisfazione delle pulsioni.

Perché mi piace questo disegno di tanti anni fa? Forse un po’ di tenerezza per la ragazza che ero: io ci credevo in questi sentimenti e questi valori. Il secondo era una esplorazione di colore soprattutto, e mi piacciono molto gli accostamenti dei blu e dei viola. Il primo è secondo me un disegno che considero maturo, nel senso che non è un semplice esercizio astratto sulla perfezione delle figure umane, e di studio dei colori dei costumi. Quella donna, quella ballerina è un’anima, e mi commuove come quella musica.

Ritrovando questo disegno a casa di mia madre, ho pensato che mi sarebbe piaciuto condividerlo con mia figlia, e l’ho appeso in camera sua perché spero che tutte le cose belle che abitavano nel mio cuore quando lo disegnai possano sgusciare fuori e raggiungerla mentre sogna, quando non ha maschere dietro cui nascondersi, quando è innocente.

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