La Macchina per cucire antica

Non avevo mai realizzato un restauro, ma poi ho trovato una macchina per cucire antica….

Questo maggio mi trovavo alla bottega del riciclo di Arese e mentre curiosavo tra poltrone vintage, servizi da tavola e macchie da scrivere pensavo a che storie potessero esserci dietro a quei pezzi. Il capannone poco illuminato sembrava una sorta di sepolcro di tante piccole vite racchiuse in quegli oggetti che un tempo avevano vissuto nelle case di altre persone, e ora erano lì a prendere polvere aspettando di attirare l’attenzione di qualcuno, che ci vedesse un barlume di vita ancora una volta…

Mentre quindi osservavo quei reperti, lo sguardo mi cadde su un bauletto in legno scuro e presa da una curiosità irrimediabile sollevai il coperchio. Nascosta sotto vi era una macchina per cucire antica, di quelle in ferro verniciate di nero, con i decori in oro e madreperla…

La macchina per cucire appena ritrovata alla Bottega del riciclo di Arese

Non era chiara la marca, ma era finemente decorata, sebbene la polvere e lo sporco nascondessero i fregi in argento e madreperla.
La base in legno su cui era fissata era rovinata, e l’impiallacciatura si era scrostata in più punti.

Mia madre ne aveva avuta una simile quando era vissuta in Brasile, e questa catturò la mia fantasia. Perciò decisi di portarla a casa.

Dopo una prima ispezione sotto una luce migliore a casa vidi che aveva incrostazioni di grasso e sporco che al primo sguardo mi erano sembrata ruggine. Si poteva pulire… e anche la manovella probabilmente ingrassata di nuovo con il lubrificante forse si poteva rimettere in funzione…

Vicino al piedino trovai l’alloggiamento della spoletta con dentro ancora il filo… E il fregio sotto il ponte mi conquistava poiché vi erano due fiori bianchi realizzati a intarsio con una sagoma ritagliata dall’abalone. Anche tutt’intorno al perimetro della macchina piccoli frammenti sempre di abalone decoravano come un mosaico iridescente le decorazioni in argento con gigli bianchi.

La macchina si poteva rovesciare come un libro e sotto, nascosta dentro una sorta di camera, all’interno della base in legno, si potevano vedere gli ingranaggi che la facevano funzionare.

Il logo della macchina Hengstenberg

Da una ricerca in rete riuscii a ritrovare Il logo con lo scudo e il castello a tre torri. Risultò essere una macchina tedesca di marca Hegstenberg prodotta a Bielefeld in Germania tra il 1910 e il 1930.

La caratteristica più affascinante di queste macchine antiche sta nel fatto che fossero minuziosamente decorate come degli oggetti di lusso, oltre ad essere degli strumenti di lavoro.

Le macchine moderne sono ovviamente molto più performanti, ma non sono così curate esteticamente.

Mi consultai con un mio amico restauratore di Arese, e mi misi all’opera. La pulii con acqua ragia e lo sgrassante al Marsiglia, ci impiegai un mese a ripulire tutto e ripristinare la rotazione della manovella… Trovate i video che ho pubblicato su Instagram qui:

I fiori blu

Scoprii inoltre che vi erano dei meravigliosi fiori azzurri nascosti dalla patina di sporcizia…

Scoprii inoltre che vi erano dei meravigliosi fiori azzurri nascosti dalla patina di sporcizia…

E provai un’emozione simile a quella di un archeologo che ritrova un antico manufatto o un dipinto in una tomba sotterranea…

Dopo aver finito di pulire tutta la macchina spennellai un prodotto a base di acido fosforico per combattere la ruggine. Inoltre carteggiai tutte le parti in ferro con carta abrasiva super fine per eliminare ogni traccia di ruggine anche sulla ruota di ferro che veniva azionata dalla manovella, e poi la lucidai con una pasta apposta per pulire il metallo.

Staccai la macchina per cucire dalla sua base in legno e staccai l’impiallacciatura rovinata. Con le morse e la colla Vinavil riattaccai le parti che si erano scollate e poi sulla base incollai un foglio di legno per realizzare una nuova impiallacciatura. Dopodiché nel vano che conteneva il meccanismo incollai una carta marmorizzata. In questa sorta di camera segreta avrei depositato la descrizione e la stima dell’epoca perchè resti traccia della sua origine.

Infine riattaccai la macchina alla sua base in legno…

E cercai di restaurare le decorazioni in argento e alcuni fiori che si erano rovinati a causa della pulizia, in modo da riportare la decorazione il più possibile vicino al suo stato originale, e poi utilizzai una vernice acrilica a solvente per proteggere le decorazioni.

Ed eccola infine riportata in vita. Certo ha delle parti che non ho potuto ripristinare, poiché non si potevano indovinare le decorazioni… E la manovella ruota con difficoltà, ma ritrovarla e salvarla è stato un’opera psicomagica: questa macchina è un po’ come le nostre vite, la sua bellezza è proprio nelle tracce del suo vissuto, nei segni delle avversità che ha dovuto affrontare e nei tesori nascosti che ancora resistevano sotto la superficie dello sporco e dell’incuria.

Chissà che storia ci potrebbe raccontare se potesse parlare… Come è arrivata dalla Germania fino a qua? E che vite ha incrociato nel suo viaggio?

Ci sto lavorando da un po’ … sto provando a immaginare la sua storia, e sto scrivendo un racconto…

Vi farò sapere…

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